Il mercato videoludico è in continua evoluzione e stargli dietro non è sempre semplice. Ecco cosa possiamo aspettarci in futuro
Sono un videogiocatore ormai da quasi trent’anni e ne è passata di acqua sotto i ponti: ho vissuto l’era dell’Atari 2600, anche se brevemente, per passare poi a quella dei microcomputer con il Commodore 64.

Gli albori del gaming!
In seguito sono arrivate le console di Nintendo e Sega, c’è stato il passaggio ai CD-ROM con la Sony Playstation, il multiplayer online di Xbox Live e PlayStation Network, e ancora i giochi in digitale con Steam.
Insomma i videogiochi, come tutte le altre forme di intrattenimento, stanno percorrendo un percorso evolutivo fatto di sperimentazioni e innovazione. Cosa possiamo aspettarci allora negli anni a venire? Ecco cosa mi aspetto dal futuro.
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La rivoluzione digitale, lenta e inesorabile
Lo stiamo già vedendo con Steam e tanti altri retailer: i giochi in formato digitale andranno pian piano a sostituire i vecchi supporti fisici. Come tutti i vecchiardi della mia generazione sono contrario a questo cambiamento, perché adoro collezionare CD, DVD e Blu-Ray dei giochi che acquisto.
Continuo a pensare che, nel lungo periodo, il valore di un gioco in cartuccia o su disco superi di gran lunga quello della sua controparte digitale.
Bisogna però pensare anche agli innumerevoli vantaggi portati da questo nuovo modo di giocare: prezzi bassi, sia per chi acquista che per chi sviluppa, velocità di accesso a qualsiasi titolo e spazio risparmiato sui nostri scaffali.
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Un ostacolo potrebbe essere la velocità di download, che per alcuni risulta ancora troppo lenta, tuttavia anche in Italia stiamo cercando di migliorarla… piano piano!

Niente più giochi sui nostri scaffali?
Sono poche le cose che i publisher e i servizi online devono fare per convincere anche quelli come me a passare al digitale: non rimuovere mai i giochi dai loro cataloghi, usare sempre meno DRM fastidiosi e tenere i prezzi bassi.
Connessioni sempre più veloci e miglior customer care sono la ricetta che manderà in pensione il vecchio supporto fisico, almeno in parte. È inevitabile.
Giochi equiparabili a servizi: più grandi e anche ad abbonamento
Anche questo è un argomento spinoso che molti giocatori non vedono affatto di buon occhio.
Succede perché siamo rimasti un po’ scottati a causa di alcuni editori che rilasciano i giochi con pochissimo contenuto iniziale e appestati da microtransazioni poco oneste.
Nonostante le critiche, compagnie come Ubisoft e EA continuano comunque a parlare di come in futuro i loro titoli saranno sempre più un servizio per il giocatore.
Giochi che non saranno un semplice “mordi e fuggi” ma che avranno un supporto continuo e costante nel tempo, in modo da incrementare la longevità dei titoli e l’esperienza degli utenti.
Gli esempi più lampanti sono Overwatch e Destiny, ma non solo.
Prevedo che alcune aziende tentino di tornare a un approccio più “classico” come quello di World of Warcraft, a canone mensile.
Certo, monete in-game e casse oggetti sono un buon modo per far soldi, ma avere una fanbase ad abbonamento fisso può garantire introiti sicuri e maggiori.

L’argomento “pagamento extra” è da sempre un motivo di grande incazzo.
Tutto questo senza andare a discapito dell’utenza, anzi: secondo me è molto meglio un gioco dove si paga un abbonamento basso stando tutti allo stesso livello rispetto a uno in cui ad aver la meglio sono solo i giocatori con le tasche bucate… no?
So benissimo che la maggior parte dei gamer non ha difficoltà a spendere se il titolo diverte e viene aggiornato costantemente, quindi un vecchio modello di business come questo potrebbe ancora aver successo.
A canone o con microtransazioni, in futuro saranno i giochi come servizio ad avere la meglio nel mercato dei big videoludici: meno titoli ma più grossi e, si spera, di qualità maggiore.
Le console (se sopravviveranno) saranno sempre più simili ai PC
Le grandi aziende del mercato non possono far altro che adattarsi alle richieste dei giocatori, e queste stanno diventando sempre più chiare: il Personal Computer è la vera “master race”.
Servizi online più convenienti, grafica di alta qualità e personalizzazione senza limiti, sono questi i suoi pregi.
Le console la fanno ancora da padrone nei nostri salotti ma questo non significa che Sony, Microsoft e Nintendo possano dormire sonni tranquilli.
Il PC continua a guadagnare terreno e questo porterà a un cambiamento, che in un certo senso sta già avvenendo.

Un PC visto dall’interno.
Oggi le architetture delle due console principali sono identiche a quelle dei computer che usiamo tutti i giorni (x86-64).
Inoltre le versioni “potenziate”, ovvero PlayStation 4 Pro e Xbox One X, sono dei chiari tentativi di contrastare il mercato dei PC strizzando l’occhio a quei giocatori che cercano più grafica e potenza.
In futuro questi sistemi dovranno essere sempre più simili a un gaming PC o rischieranno di sparire. Questo significa abbandonare le APU (chip tuttofare con processore e grafica integrata) e passare a CPU e GPU separate… e chissà che qualcuno non rivoluzioni un po’ la scena con componenti aggiornabili!
C’è tuttavia anche la possibilità che le console non seguano questa via, e che PlayStation e Xbox diventino dei servizi come Steam offrendo le loro esclusive a un numero sempre maggiore di giocatori.
Chi vivrà vedrà, ma una cosa è sicura: il PC delineerà il futuro del gaming.
Realtà virtuale sì, ma solo a prezzi bassi
Ci sono due correnti di pensiero sul VR: una dice che è solo una moda e che passerà presto, l’altra che sarà il futuro dell’intrattenimento.
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Io penso che sarà qualcosa di intermedio, un accessorio che useremo spesso ma mai quanto i monitor o le TV.
L’hype per accessori come HTC Vive e Oculus non sta scemando come alcuni possono pensare.
Basti pensare che Google Cardboard, la versione più “semplice” di virtual reality che permette a tutti di usare il proprio smartphone come occhialone VR, ha venduto più di 80 milioni di unità nel 2016. L’interesse quindi c’è.
Il vero ostacolo è il prezzo.
PlayStation VR ha reso la realtà virtuale un po’ più accessibile alle persone ma questo non basta.

La realtà virtuale sarà davvero il futuro del gaming?
Se le aziende che puntano su questo mercato non renderanno i loro prodotti più accessibili ai consumatori, il VR potrebbe scomparire così come è sparito il 3D sulle TV. Questo tra l’altro sarebbe solo il primo passo.
Infatti, ci sarebbe bisogno anche di una killer app.
I videogiochi su questi dispositivi stanno ancora cercando una loro identità, e al momento sinceramente non vedo titoli particolarmente irresistibili all’orizzonte.
Dobbiamo sperare che i prezzi diventino accessibili prima che i developer perdano interesse nello sviluppare giochi per la realtà virtuale.
Se tutto andrà bene, in futuro ognuno di noi potrà avere accesso a questo nuovo universo tecnologico.
Questo aprirebbe la porta a nuovi tipi di multiplayer, anche in locale, titoli che ancora non possiamo immaginare e che porteranno un’altra ventata di novità nel mondo videoludico.
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Non ho certo la palla di vetro, però mi sembra decisamente plausibile che lo scenario del gaming in futuro sarà condizionato da questi fattori!
E tu cosa ne pensi?
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