September 26, 2023
Un'immagine tratta da Stand By Me, film rappresentativo.

I trofei del passato nei videogiochi: quando il mio karma diventava negativo per la gloria

  • By Mirko “Ryo” Tocco
  • Agosto 30, 2017
  • Diario
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Oggi tutti possono mostrare con un click i loro trofei o achievement agli amici, ma prima era una questione molto più personale

Se giocavi negli anni precedenti all’avvento della Xbox 360 ricorderai di sicuro quanto la vita fosse diversa: non c’erano trofei, video su Youtube o screenshot su Facebook per vantarti con gli altri dei traguardi videoludici.

Trofei della Play Station

I trofei sulla Play Station.

Dovevi prendere la memory card, saltare in sella alla bici e mostrare direttamente agli interessati cosa eri riuscito a fare. Abbiamo già parlato di queste schede di memoria, all’epoca innovative, usate per salvare i progressi nei giochi. Ne abbiamo parlato a proposito di un’evento nefasto: la perdita dei dati.

Oggi racconteremo di come in quegli anni un giovane videogiocatore doveva impegnarsi un pelo in più per far rodere di invidia i suoi amici, mostrando loro cosa era riuscito a fare.

Scopriremo poi che il karma è davvero una brutta bestia.

Ma in fondo cos’è un po’ di sfortuna, quando tutto il quartiere parla di quanto sei forte nei videogame e quando i coetanei della zona invidiano i tuoi risultati da vero nerd?

Anno 1999 – Una domenica come tutte le altre – ORE 15.00

Quella domenica come tutte le domeniche, nonostante avessi pranzato da meno di mezz’ora, ero già di fronte allo schermo della TV con il controller tra le mani. Questa mia malsana abitudine ha portato tanti successi: Crash Bandicoot 3 completato al 105%, così come Metal Gear Solid con bandana e mimetica stealth, o ancora Tekken 3 con tutti i personaggi sbloccati… per non parlare del mio invidiabile parco macchine su Gran Turismo.

Crash Bandicoot

Crash Bandicoot, tornato alla ribalta nel 2017 su PS 4.

Giorni passati con la mia console preferita a sputare sangue e sudore. Concentrazione, impegno e quel tocco di inibizione sociale, un mix che ha portato a delle grandi imprese nel campo dei videogiochi, perlomeno localmente.

Tutti questi primati erano famosi tra gli amici del quartiere, ma non ero di certo sazio di successi. Stavo infatti per aggiungere un altro trofeo alla mia bacheca: ero arrivato all’ultimo disco di Final Fantasy VIII e mi trovavo proprio di fronte al boss finale, Artemisia. La tensione nell’aria era palpabile: mani due spugne, gola secca e ascelle sudate, complici anche gli ormoni in subbuglio di quei tempi.

Ma non ci sono ormoni che tengano quando sei un nerd di prima categoria. Infatti, dopo una serie di Renzokuken mica da ridere, Artemisia è battuta. Gioia e tripudio per l’ennesima vittoria, ma anche qualche lacrimuccia, perché il finale è triste e io teng’ o’ core fratturato.

Hai presente la sensazione che provi quando finisci un buon libro o una bella serie tv? Ecco, io sentivo un vuoto dentro che mi pervadeva, come se la mia vita fosse diventata senza senso.

“E adesso che faccio?”

La prima cosa da fare alla fine degli anni 90 dopo aver completato un gioco

La soluzione era semplice: andiamo a fare gli sboroni dagli amici, che modo migliore di spazzare via quelle brutte sensazioni non c’è! Una bella doccia per lavare via fatica e odori adolescenziali, memory card in saccoccia e via sulla bici alla bersagliera.

Fantozzi e la bici alla bersagliera

Chi di voi ha capito la citazione della “bici alla bersagliera”?

Stavo pedalando e già pregustavo le facce di quelli che probabilmente non erano riusciti a battere nemmeno il boss del primo disco.

“Chissà come rosicheranno!” – pensavo.

Arrivai di fronte alla casa in cui in genere ci si incontrava per nerdare e suonai il campanello.

Come un cavaliere che tornava dalle Crociate dopo aver trucidato il nemico alzai la spada al cielo per mostrare l’arma insanguinata, solo che non ero a Gerusalemme, bensì nel vialetto del quartiere di fronte a casa dei miei amici con un pezzo di plastica tra le mani.

Urlai con orgoglio: “Ho finito Final Fantasy VIII!”.

Sulle loro facce si dipinse il più bieco degli sguardi. Le loro bocche maledicevano il mio nome, sapendo che ancora una volta erano stati battuti (anche se non lo ammettevano mai esplicitamente).

A questo punto della storia solitamente partiva l’interrogatorio videoludico, test temuto anche dai giocatori più esperti, equiparabile a un esame di macroeconomia alla Bocconi, per capire se l’altro giocatore stesse dicendo cazzate o meno.

Indagine con lente d'ingrandimento

“Non è possibile! Allora dimmi cosa succede all’inizio del disco due?”

“Sei nella prigione nel deserto!”

“Ah si? E chi incontri in quella prigione?”

“Il moomba!”

Questo botta e risposta poteva andare avanti anche per 1 ora e un quarto abbondante in base alla bravura dell’esaminatore nel porre domande a trabocchetto o nel rigirare le risposte dell’esaminato.

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Una volta superato il quizzone su FF VIII il cancello si aprì, anche se con estrema riluttanza.

Quel giorno c’era anche IISNT, che esclamò secco: “Sei una merdaccia”.

Se non vedo non credo

Entrai in casa ma non potevo ancora cantare vittoria, era arrivato infatti il momento dell’ultima estrema fatica: caricare il salvataggio dalla mia memory card sul gioco e battere Artemisia di fronte a una giuria, in pieno stile X-Factor.

Illustrazione di Artemisia, Final Fantasy VIII.

Un’illustrazione della temibile Artemisia.

Riuscii a ripetermi al primo tentativo, distruggendo il boss con fatica minore rispetto a quanto avevo previsto.

Ogni volta gli amici si sforzavano per trovare argomentazioni che sminuissero l’impresa. Quel giorno venni accusato di aver usato “il trucco della limit break” o di avere “sospettosamente troppe magie”.

Questa fase, chiamata clinicamente rosik durum, includeva anche altri comportamenti, come lo scrupoloso controllo di ogni particolare del salvataggio (specialmente del tempo di gioco) e la comparsa di frasi del tipo “Quanto vuoi per copiare il salvataggio nella mia memory card? Ti pago eh!”.

Vedendoli in difficoltà iniziai a svelare qualche semplice trucco, sfottendoli per non esserci arrivati da soli. Gli sfottò ovviamente non erano ben visti. Ricevevo sempre i peggiori gestacci, ma nello stesso tempo gli stessi amici iniziavano a offrirmi cose come biscotti e bibite, per cercare di sotterrare l’ascia di guerra.

Nuvola a forma di cuore.

Ryoichi dice di essere sempre stato una persona di cuore. Sarà vero?

Apprezzavo lo sforzo, e in quanto nerd numero uno della zona sapevo di essere l’unico in grado di aiutare quei poveri disgraziati a fare qualche progresso col gioco. Era un’enorme responsabilità e se qualcuno doveva proprio farlo ero lì per sacrificarmi volentieri, perché sono sempre stato una persona di cuore.

Alla fine si arrivava sempre a un punto in cui si rideva e si scherzava.

Quella volta, già che eravamo lì, decisi di far ammirare anche tutti gli altri salvataggi, orgoglio di una vita adolescenziale che tutt’ora mi garantisce una tintarella costruita con i raggi catodici della TV.

Quindi dopo una serata di tarallucci e Coca-Cola, di vanti e chiacchiere su Final Fantasy e giochi vari, rientrai a casa. Stanco dopo la lunga giornata, buttai i pantaloni in lavatrice e mi distesi sulla poltrona di casa coi mutandoni al vento. L’uomo di casa era tornato e anche oggi aveva fatto il suo dovere.

Come un vero boss ripensai a come quei poveracci dei miei amici avessero preso nuovamente una lezione dal sottoscritto.

Un divano a forma di porco con un panino alla mortadella sopra.

Il trono del Guerriero.

Sghignazzavo felice mentre mangiavo avidamente un panino alla mortadella gigante preparato da mia madre. Il riposo del guerriero.

Quando il sandwich finì io già mi sentii pronto per una nuova sfida.

“Quasi quasi faccio una partita a Tekken!”

Misi su il disco e accesi la PlayStation.

“Qualcosa non torna.”

Non trovavo Heihachi. Lo usavo sempre e non c’era.

Guardai meglio e notai che erano disponibili solo i personaggi base.

“Ma certo, sono proprio un pirla! Ho dimenticato di reinserire la memory card!”

Se volete sapere qualcosa di più sulle memory card vi consiglio di leggere quest’altro mio articolo.

“La memory card… la memory… la… la…. dov’è la memory card?”

La cercavo nella tasca dei pantaloni, che non avevo.

“Dove ho messo i pantaloni?”

PANICO.

“La lavatrice!”

Corsi nel ripostiglio e vidi una scena raccapricciante.

“Oh no!”

Mia madre, oltre a fare dei panini alla mortadella della Madonna, aveva anche il buon vizio di accendere la lavatrice ogni qual volta avvistasse degli indumenti nel cestello.

Una lavatrice accesa con le cose dentro.

Sua mostruosità: la lavatrice.

La mia faccia, mentre osservavo i pantaloni con la memory mulinare sommersi da litri di acqua saponosa, sarebbe potuta diventare una rappresentazione simbolica del dolore relativo alla perdita. Così vicino e pur così lontano, con solo un oblò a separarci…

Non potevo fare nulla per trarti in salvo piccolina mia.

Non era la prima volta che perdevo dei salvataggi, ma questa volta la vittima era proprio il supporto fisico che li memorizzava e a poco sono serviti i tentativi di recuperare quella memory card.

Le sepolture sotto chili di riso, i tentativi di asciugatura con il phon e i rituali pagani di sacrificio al Dio Esculapio non diedero i risultati sperati.

“Qualcuno mi ha fatto la macumba!”, pensai.

Forse mi ero bullato un po’ troppo con gli amici?

Disperazione e Karma - una statua disperata.Mi ero crogiolato nel dolce piacere che si prova nel far rosicare gli altri ai videogiochi e il Karma aveva aspettato paziente il momento più propizio per colpirmi.

Touché signor Karma, ho imparato la lezione.

Triste e rassegnato c’era solo da comprare una nuova memory card, rimboccarsi le maniche e riprendere ogni singolo gioco dall’inizio.

Hai detto nulla!

Ovviamente nessuno dei miei amici seppe mai niente riguardo a questo incidente: nulla, nisba, top secret, insabbiato come un segreto di stato.

Va bene, lo ammetto… ho esagerato e ho trasformato questa storia in una tragedia (per me lo era). La verità però è che ho sentito un po’ di malinconia ripensando a quei tempi. Sì, ci prendevamo per il culo e si rosicava in continuazione come ai giorni nostri, ma condividevamo tutto con gli amici nella stessa stanza.

Oggi la tecnologia ci ha reso tutti un po’ più solitari – Come possiamo fare per vedere in faccia qualcuno mentre rosica di fronte al nostro ennesimo trofeo di platino? Decide lui se attivare o meno la webcam – che non è comunque la stessa cosa!

Questa è solo una delle tante storie che riguardano esibizionisti, rosicate e conseguenti sfighe quando si tratta di videogiochi. Se anche tu ne hai una simile puoi condividerla insieme a noi nei commenti!

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Blogger part-time per Onikiri.it, è attualmente uno degli streamer del canale Twitch chiamato Lazy Bit Gaming e speaker radiofonico. Gioca ai videogiochi dai primi anni 80, ed è uno dei vecchiardi più nerd del panorama videoludico. Adora i vecchi classici del Commodore 64 come Turrican e la serie Metal Gear Solid (creata da Kojima).

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