Videogiochi brutti nella saga di Silent Hill non ce ne sono, chiariamolo subito.
Se escludiamo spin off dalla dubbia utilità come Silent Hill: The Arcade e Book of Memories, ogni titolo che compone la serie principale ha accresciuto nel tempo il mito di questa straordinaria opera.
Dire che ci siano, però, dei capitoli meno riusciti rispetto ad altri non è lesa maestà.
Silent Hill è da sempre la mia saga videoludica preferita e per questo oggi sarò meno caustico e cogl…ne nel redigere questo testo.
Su Silent Hill non si scherza!
Ho già scritto un articolo del genere, ma trattai un’altra iconica serie horror: Resident Evil (clicca qui per l’articolo).
In quel caso, stilai una lista in ordine cronologico, invece per la Collina Silenziosa ho deciso di catalogare i vari episodi partendo dal più “brutto” al più bello.
Non scateniamo polemiche inutili. Queste sono considerazioni soggettive.
Non lo scriverò per non essere ridondante, ma voi fate finta di vedere degli enormi “secondo me”. Se lo capite, bene, altrimenti vaffanculo.
Silent Hill: Homecoming

Se penso a cose zozze guardando questa foto, faccio davvero così schifo?
Sì, a mio parere il più brutto è Homecoming.
Ho finito questo capitolo per ben tre volte, quindi non si può certo dire che non mi sia piaciuto.
Ma se devo fare una dolorosa scelta, il Razzie Award della saga di Silent Hill io lo consegno a Homecoming.
Ciò che mi ha fatto storcere maggiormente il naso è stato il combat system molto più avanguardistico rispetto ai canoni della serie.
Schivate, attacchi leggeri e attacchi pesanti da mettere a segno al momento opportuno.
Meccaniche che possono essere giustificate dal background del protagonista, Alex Shepherd. Egli, infatti, è un reduce della Guerra del Golfo.
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Nel complesso, ho trovato Homecoming più propenso all’azione e allo scontro sfrontato col nemico.
Ah, menzione d’onore per il nuovo design delle infermiere. ‘Mmazza, che tettone!
Silent Hill: Downpour

Downpour ha dei tratti silenthilliani più marcati rispetto a Homecoming
Qui posso sentire i primi mugugni e le prime offese ai miei parenti.
A molte persone a cui ho chiesto pareri è piaciuto molto di più Homecoming rispetto a Downpour.
Io penso il contrario.
A mio parere, Downpour presenta tratti più vicini a quelli originali di Silent Hill.
Siamo comunque molto lontani dai primi due capitoli della serie che rimangono insuperabili per atmosfera, contesto, simbolismo delle creature, enigmi e chi più ne ha più ne metta.
Downpour le prende di santa ragione anche da Silent Hill 3 e da The Room. Quest’ultimo… be’, poi vedrete cosa penso di The Room.
Nonostante questa sua palese inferiorità, Downpour rimane un titolo gradevole e mostra un carattere “silenthilliano” in molte sezioni di gioco.
L’intera fase ambientata nel teatro, per me, è Silent Hill puro.
Confermo, comunque, le lamentele sulle creature. Le meno ispirate di tutta la serie.
Silent Hill: Shattered Memories
Qui cominciano i dolori.
Se ero sicuro su quali episodi mettere nelle ultime posizioni di gradimento, ora ogni certezza svanisce.
Tutti i capitoli restanti della saga di Silent Hill sono semplicemente fantastici. Se fosse per me, li metterei tutti sullo stesso piano.
L’articolo però deve pur avere un senso e, quindi, dovrò fare delle scelte dolorose.
Shattered Memories è superiore a Homecoming e Downpour, ma non all’altezza dei capitoli che lo hanno preceduto.

Il sistema di risoluzione degli enigmi non mi ha convinto, ma Shattered Memories resta un gran bel Silent Hill.
Nato come una sorta di remake del primo Silent Hill, aveva la peculiarità, unica nella serie, di non permettere al giocatore di combattere contro i mostri.
L’unica via è scappare, scappare, correre più velocemente possibile seguendo un percorso predefinito.
Non è questa però la caratteristica che mi convince a metterlo molto dietro rispetto agli altri Silent Hill.
Chi ha giocato Shattered Memories sa che la risoluzione degli enigmi “trova oggetto/usa oggetto” è stata notevolmente semplificata.
C’è una porta chiusa a chiave? Quest’ultima sarà sicuramente nella stessa stanza della porta.
Questa meccanica è stata spiegata dal team di sviluppo, Climax Studios, con un’affermazione che non mi ha mai convinto.
“È più logico che un oggetto si trovi nello stesso luogo in cui si trova l’enigma da risolvere e non a chilometri di distanza“.
La frase non è precisissima, ma il senso è quello.
Allora io vorrei chiedere a Climax Studios: “Cosa c’entra la logica con Silent Hill?”.
L’orrore di questa serie scaturisce proprio dall’irrazionalità e dall’assurdità delle situazioni.
Silent Hill non è logica, Silent Hill gioca con noi.
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Silent Hill: Origins
Uno dei dei miei capitoli preferiti. Eppure, non si trova nelle primissime posizioni.
Non è stato facile dargli un posto in questo elenco infame. Infame perché nessun titolo della serie principale meriterebbe di finire nei bassifondi, ma il lavoro sporco qualcuno deve pur farlo.

In Silent Hill Origins le armi possono rompersi dopo vari utilizzi.
Origins ha tutte le caratteristiche che hanno reso Silent Hill una saga leggendaria, ma ce n’è una che mi è piaciuta particolarmente per come è stata implementata.
Il passaggio da mondo reale all’Otherworld.
Negli altri capitoli, il passaggio era scriptato e scattava al raggiungimento di un certo obiettivo o di una certa area.
In Origins, invece, possiamo decidere noi quando passare dal mondo reale a quello marcescente, arrugginito e invaso da creature abominevoli.
Gli specchi consentono al giocatore di fare questa transizione e ciò ha implicazioni nel gameplay. Gli enigmi e la semplice apertura di una porta possono portare il giocatore a passare da un mondo all’altro svariate volte prima di capire come procedere.
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In Origins, poi, ho trovato una tipologia di nemico che mi ha letteralmente fatto cagare addosso ad ogni incontro.
Gli Halo! Pazienti invisibili del Cedar Grove Sanitarium che proiettano solo un’ombra se illuminati dalla torcia, legati a uno strano supporto metallico.
La loro presenza mi ha sempre creato un vero e proprio disagio.
Silent Hill 3
Una ragazza abbastanza bruttina di nome Heather che, per scappare da un detective scambiato per maniaco sessuale, si ritrova a vagare in luna park e supermercati pieni di mostri stomachevoli.

Silent Hill 3 è così stupendamente putrido.
Ho semplificato, ma Silent Hill 3 è a mio modo di vedere uno dei capitoli meglio riusciti della serie.
È probabilmente l’episodio che ho preferito dal punto di vista delle ambientazioni.
Il passaggio da mondo reale a Otherworld, in alcuni frangenti, mi ha davvero messo la strizza addosso, tanto da non voler entrare in alcune stanze.
Si respira a pieni polmoni un’aria putrescente: lo sporco, il sudicio e il classico arrugginimento delle location sono stati resi magnificamente.
Essendo un po’ appassionato anche di “fobie”, ho trovato molto affascinante la condizione di Heather che, come molti sapranno, soffre di eisoptrofobia, la paura del proprio riflesso nello specchio.
Silent Hill 3 non è sul podio semplicemente perché i capitoli che mi restano da inserire sono fottutamente fenomenali.
Silent Hill
Eretico! Bastardo! Pezzo di sterco!
Alcuni staranno usando questi epiteti nei miei confronti perché avranno intuito che per me il primo capitolo della serie non è anche il più bello.

Piccoli stronzetti che non siete altro!
È così, per me il primo è un capolavoro ma non è il più bello e, arrivati a questo punto, avrete senza dubbio capito quali capitoli mancano all’appello.
Su uno di questi molti saranno d’accordo, sull’altro verrò linciato. Ma come dico sempre: l’articolo è mio, quindi, fatevi i cazzi vostri.
Silent Hill è sul podio, ma sul gradino più basso perché… sapete che vi dico? Non lo so neanch’io il perché.
Semplicemente perché sono un videogiocatore e ragionare solo ed esclusivamente da redattore o recensore non fa per me.
Quando giudico un videogioco, guardo in primis alle sensazioni che mi ha saputo trasmettere e solo dopo alle oggettive qualità.
Silent Hill è un’esperienza che ti entra sottopelle e ti corrode da dentro, ma nonostante questo tu sei ancora lì, intento a visitare quei vicoli nebbiosi e quei negozi fantasma, perché non riesci a farne a meno.
Eppure, per me, ce ne sono due più belli. Ecco quali.
Silent Hill 4: The Room
Va bene, concordo con chi dice che ritrovarsi in un’altra dimensione entrando in un buco nel cesso possa sembrare un tantinello ridicolo, ma io in tutto il resto non riesco a trovare una pecca.
Silent Hill 4 è il capitolo che ho finito più volte e non mi sono mai rotto i coglioni.
Ho amato ogni singolo elemento di questo videogioco: dalle ambientazioni ai personaggi, dai dialoghi alle creature, dagli enigmi alla soundtrack.
L’intro mi lasciò sbalordito ai tempi e ancora oggi la rivedo abitualmente su Youtube perché per regia e scelte stilistiche la ritengo una delle intro più belle mai viste in un survival horror.
Walter Sullivan è un altro motivo che mi spinge a dire che The Room sia il secondo Silent Hill più bello.
Il fanatico e psicopatico capellone è uno dei personaggi più folli e affascinanti della serie.
Insomma, uno che crede di essere stato partorito da una stanza può essere solo idolatrato per il suo squilibrio mentale.
A me, poi, Walter ha sempre ricordato vagamente Killer Bob.
Vogliamo poi parlare degli omicidi perpetrati per portare a termine il rito dei 21 Sacramenti? La storyline di The Room mi fa venire il durello ogni volta che ci penso.
Silent Hill 2
Il miglior Silent Hill di sempre.

Pyramid Head non perde occasione per mostrare il suo coltellone a James.
Il miglior protagonista che abbia mai messo piede nella cittadina americana: James Sunderland, un uomo distrutto dalle vicissitudini della vita e dalla sua stessa psicosi (causata dalla mancanza di sesso, ovviamente).
Pyramid Head è il villain per antonomasia. Un entità che, pur di mettere James di fronte alle sue colpe, non si tira indietro e si fa un mannequin e lo fa davanti a lui, quasi a volerlo sbeffeggiare.
In Silent Hill 2 sono presenti le tematiche più adulte e meglio narrate di tutta la serie, grazie anche a una caratterizzazione perfetta dei personaggi secondari.
Eddie Dombrowski e Angela Orosco da soli distruggono decine e decine di personaggi principali di intere saghe videoludiche e cinematografiche.
Silent Hill 2 è IL survival horror, senza se e senza ma.
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